A volte non c’è miglior medicina che un viso sorridente.
Non riesco a trovare nessun altro modo per iniziare a raccontarvi di Franco e Andrea e della loro avventura in
"Se ti abbraccio non aver paura".
Se è vero che il saggio Seneca suggeriva di “cambiare animo e non cielo”, questi due formidabili viaggiatori ci insegnano che il viaggio può essere, se non la cura, perlomeno la sfida ad una malattia tremenda come l’autismo. Franco e Andrea ci portano in sella con loro, regalandoci un viaggio da 3° passeggero, per niente abusivo, sulla loro Harley nel più classico dei coast-to-coast: U.S.A.
Macinando km di asfalto papà e figlio ci insegnano che niente è impossibile e che, al contrario, sono le condizioni estreme a rendere le avventure straordinarie.
Non riesco a trovare nessun altro modo per iniziare a raccontarvi di Franco e Andrea e della loro avventura in
"Se ti abbraccio non aver paura".
Se è vero che il saggio Seneca suggeriva di “cambiare animo e non cielo”, questi due formidabili viaggiatori ci insegnano che il viaggio può essere, se non la cura, perlomeno la sfida ad una malattia tremenda come l’autismo. Franco e Andrea ci portano in sella con loro, regalandoci un viaggio da 3° passeggero, per niente abusivo, sulla loro Harley nel più classico dei coast-to-coast: U.S.A.
Macinando km di asfalto papà e figlio ci insegnano che niente è impossibile e che, al contrario, sono le condizioni estreme a rendere le avventure straordinarie.
Le pagine di questo libro sono emozioni pure che fino all’ultima pagina fanno sperare che quel viaggio non abbia fine.
Al di là dei luoghi e paesaggi mozzafiato, illimitati sono gli spunti di riflessione offerti da questo libro. Di certo non vi toglierò il gusto di andare a cercarli da soli, ma un paio voglio condividerli.
Il primo. Spesso si è portati a pensare alle persone malate come ad individui certamente da aiutare ma anche compatire, non tanto per le sofferenze fisiche, ma quanto per la mancanza di prospettive a condurre una vita normale, quasi non degna del suo stesso nome. Niente di più sbagliato. Andrea ci insegna che la vita non è assolutamente limitata al nostro spettro di emozioni e guardata con un particolare filtro rivela suoni e colori impercettibili da chi è dotato di sensi “sani”.
Franco, in secondo luogo, interprete tra due mondi che spesso sembrano distanti anni luce, ci insegna che perderci e lasciarsi andare è a volte l’unico modo per raggiungere un equilibrio inarrivabile attraverso percorsi convenzionali e già battuti. È lui l’eroe della situazione che decide di farsi carico di tutto e regalare a suo figlio (e a se stesso) un viaggio che cambierà per sempre il loro modo di affrontare i problemi e la vita stessa. Il legame tra padre e figlio che si crea in questo viaggio di continue scoperte, sia di paesaggi che di animi, è qualcosa di davvero magico che, a discapito di una malattia così alienante, fa davvero invidia alle quotidiane interazioni familiari.
Loro hanno vinto. Sono riusciti a trasformare il loro sogno in qualcosa di concreto per sé ma anche per tutti gli altri malati che, prendendoli come esempio, possono davvero acquisire coscienza delle loro potenzialità, allacciare finalmente il casco e partire.
Alla fine di questo libro avrete una ed una reazione soltanto. Radunare le persone a voi più care e proporre loro un lungo viaggio on the road!
Personalmente non vedo l’ora di leggere le successive avventure di questi due alfieri della vita.
N.
Al di là dei luoghi e paesaggi mozzafiato, illimitati sono gli spunti di riflessione offerti da questo libro. Di certo non vi toglierò il gusto di andare a cercarli da soli, ma un paio voglio condividerli.
Il primo. Spesso si è portati a pensare alle persone malate come ad individui certamente da aiutare ma anche compatire, non tanto per le sofferenze fisiche, ma quanto per la mancanza di prospettive a condurre una vita normale, quasi non degna del suo stesso nome. Niente di più sbagliato. Andrea ci insegna che la vita non è assolutamente limitata al nostro spettro di emozioni e guardata con un particolare filtro rivela suoni e colori impercettibili da chi è dotato di sensi “sani”.
Franco, in secondo luogo, interprete tra due mondi che spesso sembrano distanti anni luce, ci insegna che perderci e lasciarsi andare è a volte l’unico modo per raggiungere un equilibrio inarrivabile attraverso percorsi convenzionali e già battuti. È lui l’eroe della situazione che decide di farsi carico di tutto e regalare a suo figlio (e a se stesso) un viaggio che cambierà per sempre il loro modo di affrontare i problemi e la vita stessa. Il legame tra padre e figlio che si crea in questo viaggio di continue scoperte, sia di paesaggi che di animi, è qualcosa di davvero magico che, a discapito di una malattia così alienante, fa davvero invidia alle quotidiane interazioni familiari.
Loro hanno vinto. Sono riusciti a trasformare il loro sogno in qualcosa di concreto per sé ma anche per tutti gli altri malati che, prendendoli come esempio, possono davvero acquisire coscienza delle loro potenzialità, allacciare finalmente il casco e partire.
Alla fine di questo libro avrete una ed una reazione soltanto. Radunare le persone a voi più care e proporre loro un lungo viaggio on the road!
Personalmente non vedo l’ora di leggere le successive avventure di questi due alfieri della vita.
N.
PS: se non vi avessi ancora convinto, sappiate che Franco ha già impiegato e impiegherà la quota a lui spettante del ricavato dalle vendite di questo libro per contribuire alla costruzione di una casa per Jorge. Chi è Jorge? Beh, lo scoprirete una volta catapultati in Costarica dove farete infatti la conoscenza di un altro ragazzo autistico che, come scoprirete, vive in una baracca nella foresta.
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