Devo essere sincero, guardando la copertina e leggendo il titolo dell’ultimo libro letto:
“L’OPERA STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO” di Dave Eggers
Mi sarei aspettato una sorta di libro zen, scritto da un monaco buddista o di un qualche americano divenuto poi adepto di tale arte. Un libro insomma incentrato sull’equilibrio interiore, caratterizzato da chissà quale viaggio mistico.
“L’OPERA STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO” di Dave Eggers
Mi sarei aspettato una sorta di libro zen, scritto da un monaco buddista o di un qualche americano divenuto poi adepto di tale arte. Un libro insomma incentrato sull’equilibrio interiore, caratterizzato da chissà quale viaggio mistico.
Niente di più sbagliato.
Ambientato negli anni ’90 tra Lake Forest, Barkley, L.A. e Chicago, il libro è uno spaccato in prima persona della giovinezza dell’autore.
In seguito alla morte di entrambi i genitori per cancro, il ventiduenne Dave prende in carico il fratellino di otto anni e con lui inizia un viaggio alla ricerca….. bhè, in realtà non c’è un vero e proprio obiettivo da perseguire o un luogo da raggiungere.
Chiuso un capitolo con la morte dei loro genitori, decidono di trasferirsi dalla loro città di origine e andare in giro per gli Stati Uniti, forti del fatto che quello stesso mondo è in profondo debito con loro. In realtà i due non sono del tutto soli. Oltre a loro sono rimasti orfani la sorella Beth e il fratello maggiore Bill che però giocheranno un ruolo marginale nelle vicende.
Il team è formato da Dave e Toph. Gli unici in grado di capirsi al volo con lo sguardo, coprire a vicenda le proprio mancanze e lanciare sulle spiagge il frisbee più in altro e il più spettacolare possibile.
Spiegare in poche righe la trama del libro è praticamente impossibile dato che si tratta di un puro flusso di coscienza dell’autore.
“Un libro che non lascia scampo” recita la copertina a cura di un critico e in effetti è così.
Vicende che si susseguono, si intrecciano, si rincorrono, continui flash back che si insinuano costantemente (anche in momenti di intime passioni) sono il vero e proprio fuoco nella scrittura dell’autore/protagonista.
Un profondo senso di ribellione e contestazione giovanile è perennemente presente nell’animo di Dave che, con alcuni amici coetanei, decide il fondare una rivista: “Might” che, sparando a zero su tutto e tutti, vuole destare dallo stato sonnolento un’intera generazione e dare voce ai loro pensieri. Il tutto costantemente accompagnato dal quel menefreghismo e assoluta mancanza di organizzazione di un ragazzo che si ritrova, troppo velocemente, non solo a badare a sé stesso (cosa già difficoltosa) ma anche ad un suo alter ego in miniatura.
Il tutto raccontato con schietta autoironia.
Tornando alle aspettative iniziali, forse il nostro amico Dave riesce davvero alla fine ad essere un equilibrista formidabile che, con una psicanalisi fai da te e una sorta di pelle impermeabile ai problemi, danza ridendo compiaciuto del resto del mondo sul filo forse troppo tortuoso chiamato vita.
È stato un libro durato forse un po’ di più rispetto a quanto pensassi, ma è davvero denso di vicende e riflessioni personali senza briglie.
Probabilmente questa non sarà la sua migliore recensione ma… proverò a convincervi a leggere questo libro con un gioco che mi sono inventato:
Stendetevi da qualche parte in silenzio e pensate ad una parola, una qualsiasi, che vi viene in mente improvvisamente o ad un oggetto che state guardando o ad una situazione appena vissuta.
Il punto di partenza non ha importanza.
Bene, ora chiudete gli occhi e andate a briglie sciolte.
Senza pensarci per più di mezzo secondo, collegate a quell’oggetto o situazione un’altra che viene spontaneamente associata dal vostro cervello e continuate così per alcuni minuti.
Non fermatevi! Anzi procedete con un ritmo incalzante e probabilmente vi capiterà (come al sottoscritto) di saltare istantaneamente da situazioni presenti ad alcune anche molto remote così… per mezzo di un colore, odore, gesto che in maniera pseudo casuale vi sovverrà alla mente.
Alla fine del gioco vi sentirete quasi frastornati da tutto quello spazio-tempo percorso alla velocità della luce. Vi piace questa sensazione?
Bene! Il primo capitolo vi attende…
N.
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Ambientato negli anni ’90 tra Lake Forest, Barkley, L.A. e Chicago, il libro è uno spaccato in prima persona della giovinezza dell’autore.
In seguito alla morte di entrambi i genitori per cancro, il ventiduenne Dave prende in carico il fratellino di otto anni e con lui inizia un viaggio alla ricerca….. bhè, in realtà non c’è un vero e proprio obiettivo da perseguire o un luogo da raggiungere.
Chiuso un capitolo con la morte dei loro genitori, decidono di trasferirsi dalla loro città di origine e andare in giro per gli Stati Uniti, forti del fatto che quello stesso mondo è in profondo debito con loro. In realtà i due non sono del tutto soli. Oltre a loro sono rimasti orfani la sorella Beth e il fratello maggiore Bill che però giocheranno un ruolo marginale nelle vicende.
Il team è formato da Dave e Toph. Gli unici in grado di capirsi al volo con lo sguardo, coprire a vicenda le proprio mancanze e lanciare sulle spiagge il frisbee più in altro e il più spettacolare possibile.
Spiegare in poche righe la trama del libro è praticamente impossibile dato che si tratta di un puro flusso di coscienza dell’autore.
“Un libro che non lascia scampo” recita la copertina a cura di un critico e in effetti è così.
Vicende che si susseguono, si intrecciano, si rincorrono, continui flash back che si insinuano costantemente (anche in momenti di intime passioni) sono il vero e proprio fuoco nella scrittura dell’autore/protagonista.
Un profondo senso di ribellione e contestazione giovanile è perennemente presente nell’animo di Dave che, con alcuni amici coetanei, decide il fondare una rivista: “Might” che, sparando a zero su tutto e tutti, vuole destare dallo stato sonnolento un’intera generazione e dare voce ai loro pensieri. Il tutto costantemente accompagnato dal quel menefreghismo e assoluta mancanza di organizzazione di un ragazzo che si ritrova, troppo velocemente, non solo a badare a sé stesso (cosa già difficoltosa) ma anche ad un suo alter ego in miniatura.
Il tutto raccontato con schietta autoironia.
Tornando alle aspettative iniziali, forse il nostro amico Dave riesce davvero alla fine ad essere un equilibrista formidabile che, con una psicanalisi fai da te e una sorta di pelle impermeabile ai problemi, danza ridendo compiaciuto del resto del mondo sul filo forse troppo tortuoso chiamato vita.
È stato un libro durato forse un po’ di più rispetto a quanto pensassi, ma è davvero denso di vicende e riflessioni personali senza briglie.
Probabilmente questa non sarà la sua migliore recensione ma… proverò a convincervi a leggere questo libro con un gioco che mi sono inventato:
Stendetevi da qualche parte in silenzio e pensate ad una parola, una qualsiasi, che vi viene in mente improvvisamente o ad un oggetto che state guardando o ad una situazione appena vissuta.
Il punto di partenza non ha importanza.
Bene, ora chiudete gli occhi e andate a briglie sciolte.
Senza pensarci per più di mezzo secondo, collegate a quell’oggetto o situazione un’altra che viene spontaneamente associata dal vostro cervello e continuate così per alcuni minuti.
Non fermatevi! Anzi procedete con un ritmo incalzante e probabilmente vi capiterà (come al sottoscritto) di saltare istantaneamente da situazioni presenti ad alcune anche molto remote così… per mezzo di un colore, odore, gesto che in maniera pseudo casuale vi sovverrà alla mente.
Alla fine del gioco vi sentirete quasi frastornati da tutto quello spazio-tempo percorso alla velocità della luce. Vi piace questa sensazione?
Bene! Il primo capitolo vi attende…
N.
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