Come poter descrivere un viaggio (lungo o corto che sia) a parole?
Io non lo so, trasmettere le proprie emozioni è sempre qualcosa di veramente difficile perché si ha la paura che l’interlocutore non ne ricevi mai abbastanza o non riesca a percepire a pieno tutto quello che vorremmo raccontargli. Proviamoci però!
Nella peggiore delle ipotesi, non mi crederete o non considererete il mio racconto abbastanza soddisfacente e allora sarete spinti voi stessi al viaggio; il mio compito sarà stato allora più che compiuto.
Inizio raccontandovi quello che mi è appena successo. Stavo per spengere il pc e, libero da ogni programma e app, mi sorprende con la sua ormai nota bellezza il mio screen saver, che non può che essere un particolare dell’ultima meravigliosa città visitata: Parigi.
A distanza di una settimana quest’immagine mi ha sorpreso e ipnotizzato. Uno spettacolo assoluto, di quelle visioni che ti lasciano a bocca aperta e non puoi che inchinarti davanti a tanta bellezza, armonia e puoi solo essere onorato di aver avuto la possibilità di vederlo.
Come avrete capito, questo post non vi racconterà nello specifico quelle che sono state le nostre tappe, con i luoghi, cibi, vini provati… per quello ci sarà tempo e spazio; quello che voglio condividere con voi sono parte delle emozioni che questo viaggio ci ha regalato.
Tante sono le cose che ci hanno incantati, ma le più belle davvero si sono rivelate quelle legate da una curiosa magia.
Quel qualcosa di inaspettato, di inatteso ma così dirompente che ci ha fatto capire di aver trovato ancora una volta un incastro perfetto, e che incastri questa volta!
La prima mattina parigina, essendo la prima domenica del mese, abbiamo deciso di non lasciarci sfuggire l’occasione di visitare quelli tra i più bei musei del mondo gratis. Dopo una colazione intima nel nostro appartamentino, mano alla cartina della metro, usciamo alla scoperta di questa nuova città.
Destinazione Louvre.
Già a pochi passi dalla fermata, dopo aver attraversato un importante portone, eccoci lì davanti alla leggendaria grande piramide di vetro posta a sentinella dei più belli e famosi capolavori del genio umano. Non so quanti di voi hanno già avuto la fortuna di aver visitato il museo del Louvre ma vi assicuro che trovarci nel bel mezzo dei suoi giardini è stata per noi un’esperienza unica. La cosa migliore? Non è che l’inizio!
Come la quasi totalità dei visitatori, ammaliati certo da quell’ambientazione, il primo istinto è stato quello di metterci in coda per l’entrata principale (anche perché, come ricorderete, era la prima domenica del mese e con l’entrata gratis ai musei vi lascio immaginare il numero di visitatori).
Ci siamo tuttavia immediatamente ricordati di un preziosissimo consiglio e come due pazzi, mano nella mano, abbiamo deciso di lasciarci alle spalle tutta quella gente, di correrle accanto e metterci alla ricerca dell’entrata “segreta”. Devo essere sincero, non ci abbiamo messo molto a trovarla ma una volta scese le scale, amici miei, quello che ci si è presentato è stato uno spettacolo assoluto.
Sinceramente non pensavo fosse agibile o comunque non così facilmente e invece… ci siamo ritrovati così d’un tratto
davanti all’incontro sotterraneo delle due piramidi: quella di terra e quella di vetro rovesciata.
Sono sincero nel dirvi che quando mi sono trovato lì ho avuto i brividi e sono rimasto davvero scioccato a una tal vista. Il tutto reso ancora più magico dal fatto che fosse mattina presto e solo pochissime persone erano a conoscenza di quelle scalinate.
Inutile nascondervi che in quei secondi mi risuonava in testa la musica di Hans Zimmer e le parole finali del Codice da Vinci:
"Riposa infine sotto cieli stellati".
Un momento epico come davvero pochi.
Io non lo so, trasmettere le proprie emozioni è sempre qualcosa di veramente difficile perché si ha la paura che l’interlocutore non ne ricevi mai abbastanza o non riesca a percepire a pieno tutto quello che vorremmo raccontargli. Proviamoci però!
Nella peggiore delle ipotesi, non mi crederete o non considererete il mio racconto abbastanza soddisfacente e allora sarete spinti voi stessi al viaggio; il mio compito sarà stato allora più che compiuto.
Inizio raccontandovi quello che mi è appena successo. Stavo per spengere il pc e, libero da ogni programma e app, mi sorprende con la sua ormai nota bellezza il mio screen saver, che non può che essere un particolare dell’ultima meravigliosa città visitata: Parigi.
A distanza di una settimana quest’immagine mi ha sorpreso e ipnotizzato. Uno spettacolo assoluto, di quelle visioni che ti lasciano a bocca aperta e non puoi che inchinarti davanti a tanta bellezza, armonia e puoi solo essere onorato di aver avuto la possibilità di vederlo.
Come avrete capito, questo post non vi racconterà nello specifico quelle che sono state le nostre tappe, con i luoghi, cibi, vini provati… per quello ci sarà tempo e spazio; quello che voglio condividere con voi sono parte delle emozioni che questo viaggio ci ha regalato.
Tante sono le cose che ci hanno incantati, ma le più belle davvero si sono rivelate quelle legate da una curiosa magia.
Quel qualcosa di inaspettato, di inatteso ma così dirompente che ci ha fatto capire di aver trovato ancora una volta un incastro perfetto, e che incastri questa volta!
La prima mattina parigina, essendo la prima domenica del mese, abbiamo deciso di non lasciarci sfuggire l’occasione di visitare quelli tra i più bei musei del mondo gratis. Dopo una colazione intima nel nostro appartamentino, mano alla cartina della metro, usciamo alla scoperta di questa nuova città.
Destinazione Louvre.
Già a pochi passi dalla fermata, dopo aver attraversato un importante portone, eccoci lì davanti alla leggendaria grande piramide di vetro posta a sentinella dei più belli e famosi capolavori del genio umano. Non so quanti di voi hanno già avuto la fortuna di aver visitato il museo del Louvre ma vi assicuro che trovarci nel bel mezzo dei suoi giardini è stata per noi un’esperienza unica. La cosa migliore? Non è che l’inizio!
Come la quasi totalità dei visitatori, ammaliati certo da quell’ambientazione, il primo istinto è stato quello di metterci in coda per l’entrata principale (anche perché, come ricorderete, era la prima domenica del mese e con l’entrata gratis ai musei vi lascio immaginare il numero di visitatori).
Ci siamo tuttavia immediatamente ricordati di un preziosissimo consiglio e come due pazzi, mano nella mano, abbiamo deciso di lasciarci alle spalle tutta quella gente, di correrle accanto e metterci alla ricerca dell’entrata “segreta”. Devo essere sincero, non ci abbiamo messo molto a trovarla ma una volta scese le scale, amici miei, quello che ci si è presentato è stato uno spettacolo assoluto.
Sinceramente non pensavo fosse agibile o comunque non così facilmente e invece… ci siamo ritrovati così d’un tratto
davanti all’incontro sotterraneo delle due piramidi: quella di terra e quella di vetro rovesciata.
Sono sincero nel dirvi che quando mi sono trovato lì ho avuto i brividi e sono rimasto davvero scioccato a una tal vista. Il tutto reso ancora più magico dal fatto che fosse mattina presto e solo pochissime persone erano a conoscenza di quelle scalinate.
Inutile nascondervi che in quei secondi mi risuonava in testa la musica di Hans Zimmer e le parole finali del Codice da Vinci:
"Riposa infine sotto cieli stellati".
Un momento epico come davvero pochi.
Un secondo momento davvero emozionante è stato quando avventurandoci un po’ senza meta tra le fermate della metro siamo finiti sotto un’altra, per noi anonima, scalinata.
Anche qui salendo mano nella mano ci siamo trovati sotto un’altra di quelle sorprese che ti riempiono il cuore e non puoi che stringere ancora di più la presa, dare un bacio alla tua bella e…. approfittare dell’occasione per farci un giro: Eravamo esattamente sotto la mitica ruota panoramica della capitale francese.
Anche qui le emozioni hanno chiuso qualunque forma di mediazione con il ragionamento e in un batter d’occhio eravamo nella nostra cabina, pronti a salire su.
Forse in tutto questo sono stato un po’ precipitoso perché solo dopo mi sono accorto di A. e del suo sentirsi a poco agio nell’essere sospesa nel vuoto.
Un minuto un po’ di assestamento e vi garantisco che al secondo giro le sue testuali parole sono state: “spero non si fermi più”.
La vista stratosferica certo ha aiutato, ma ancora una volta ci siamo accorti di essere finiti in un incastro perfetto. Al di là delle paure, la vertigine si è trasformata davvero in voglia di volare e noi eravamo lì in una’estasi completa.
Terzo incastro, forse lo considererete il più classico e scontato a Parigi ma non è stato così.
Anche avendola inseguita, cercata e intravista per buona parte del soggiorno, non abbiamo visitato la Tour Eiffel se non il giorno prima della partenza.
Ci siamo diretti lì nel pomeriggio e questa volta niente sorpresa, sapevamo bene qual’era il nostro obiettivo.
La sorpresa ci è stata fatta comunque però!
Infatti, per una serie di coincidenze (vedi i 12 min di attesa del bus) siamo arrivati lì per il tramonto e… magia delle magie dopo pochi istanti lei si è illuminata.
Saremo stati probabilmente solo molto fortunati ma è come se fosse già scritto: al loro arrivo accenditi!
E credetemi il tramonto con la Tour Eiffel come sfondo è davvero qualcosa che toglie il fiato; ancora di più se accanto a voi c’è una persona che, come un piccolo pezzo di puzzle, è l’unica a dover essere lì per completare quel capolavoro.
Anche avendola inseguita, cercata e intravista per buona parte del soggiorno, non abbiamo visitato la Tour Eiffel se non il giorno prima della partenza.
Ci siamo diretti lì nel pomeriggio e questa volta niente sorpresa, sapevamo bene qual’era il nostro obiettivo.
La sorpresa ci è stata fatta comunque però!
Infatti, per una serie di coincidenze (vedi i 12 min di attesa del bus) siamo arrivati lì per il tramonto e… magia delle magie dopo pochi istanti lei si è illuminata.
Saremo stati probabilmente solo molto fortunati ma è come se fosse già scritto: al loro arrivo accenditi!
E credetemi il tramonto con la Tour Eiffel come sfondo è davvero qualcosa che toglie il fiato; ancora di più se accanto a voi c’è una persona che, come un piccolo pezzo di puzzle, è l’unica a dover essere lì per completare quel capolavoro.
Ora che lo sapete, posso svelarvi che la foto scattata che ha ispirato questo piccolo racconto è proprio quella della torre illuminata che si riflette nella Senna.
N.