Che fareste se un indovino vi dicesse di non volare per un anno intero perché la vostra vita è a rischio?
Comincereste a credere a santoni, indovini e guaritori o continuereste a vivere incuranti del monito?
È così che comincia l’avventura di Tiziano Terzani in “ Un indovino mi disse ”.
Il libro narra in prima persona il viaggio lungo un anno in cui il protagonista, presa per vera la profezia, ritrova e riscopre l’Oriente da lui tanto amato.
Nelle oltre 400 pagine, si viene letteralmente presi per mano e tra Indonesia, Birmania, Cina, Singapore, Cambogia, Vietnam, Russia, Mongolia si ritrova la vera arte del viaggiare.
Comincereste a credere a santoni, indovini e guaritori o continuereste a vivere incuranti del monito?
È così che comincia l’avventura di Tiziano Terzani in “ Un indovino mi disse ”.
Il libro narra in prima persona il viaggio lungo un anno in cui il protagonista, presa per vera la profezia, ritrova e riscopre l’Oriente da lui tanto amato.
Nelle oltre 400 pagine, si viene letteralmente presi per mano e tra Indonesia, Birmania, Cina, Singapore, Cambogia, Vietnam, Russia, Mongolia si ritrova la vera arte del viaggiare.
Niente asettici aeroporti ormai standardizzati al modello consumista occidentale, niente fantomatiche barriere tra Stati che ad altitudini elevate sono solo soffici nuvole.
Confini reali.
Paesaggi reali.
Problemi reali di integrazione e lasciapassare.
Gente con lingue e culture diverse ed estreme ma anche detentrici di riti sacri e antiche saggezze.
Confini reali.
Paesaggi reali.
Problemi reali di integrazione e lasciapassare.
Gente con lingue e culture diverse ed estreme ma anche detentrici di riti sacri e antiche saggezze.
I mezzi su cui viaggeremo saranno lentissime navi, auto di fortuna, rocamboleschi mezzi a 2 o 3 ruote e ovviamente gloriosi treni di un’antichissima società orientale che sta sempre più abbandonando le sue origini, la sua diversità ed unicità per stare al passo ed uniformarsi al progresso occidentale.
“Abbiamo convinto gli asiatici che solo ad essere moderni si sopravvive e che l’unico modo di essere moderni è il nostro”
“Il destino di questa straordinaria civiltà che aveva per millenni preso un’altra via, che aveva affrontato la vita, la morte, la natura, gli dei in maniera diversa dagli altri mi rattristava! Quella cinese era una civiltà che aveva inventato il suo modo di scrivere, di mangiare, che per secoli ha curato diversamente i suoi malati, ha guardato diversamente il cielo, le montagne, i fiumi, un altro modo di costruire case, un diverso concetto di anima, di forza; una civiltà che ha inventato la polvere da sparo e l’ha usata solo per fare fuochi d’artificio. Quella civiltà oggi vuole cerca solo di essere moderna come l’Occidente. Non è triste? Non dico per i cinesi, ma per l’umanità in genere nel perdere le sue diversità e diventare tutta uguale”
“Il destino di questa straordinaria civiltà che aveva per millenni preso un’altra via, che aveva affrontato la vita, la morte, la natura, gli dei in maniera diversa dagli altri mi rattristava! Quella cinese era una civiltà che aveva inventato il suo modo di scrivere, di mangiare, che per secoli ha curato diversamente i suoi malati, ha guardato diversamente il cielo, le montagne, i fiumi, un altro modo di costruire case, un diverso concetto di anima, di forza; una civiltà che ha inventato la polvere da sparo e l’ha usata solo per fare fuochi d’artificio. Quella civiltà oggi vuole cerca solo di essere moderna come l’Occidente. Non è triste? Non dico per i cinesi, ma per l’umanità in genere nel perdere le sue diversità e diventare tutta uguale”
Ci si potrebbe chiedere come mai un occidentale sia tanto affascinato dalla cultura orientale e soprattutto quasi ossessionato dal consultare indovini in quelle terre?
La risposta ce la dà lo stesso buon Tiziano secondo cui:
La risposta ce la dà lo stesso buon Tiziano secondo cui:
“Mi pareva che, così come il senso del viaggiare è nella strada che si fa e non nella meta cui si arriva, anche nell’occulto quel che conta sia la ricerca, il porre le domande e non le risposte”
Perché questo libro è anche questo.
Non solo un dettagliatissimo spaccato dell’Asia di qualche anno fa combattuta tra inarrestabili smanie di modernità e arretratezza secolare per guerre e rivoluzioni fallite; ma anche un continuo interrogarsi sull’uomo e sul suo cammino.
Circondati da una natura stupefacente ed intaccata ci si ritrova in silenzio e nella posizione del loto dediti alla meditazione e…
Non solo un dettagliatissimo spaccato dell’Asia di qualche anno fa combattuta tra inarrestabili smanie di modernità e arretratezza secolare per guerre e rivoluzioni fallite; ma anche un continuo interrogarsi sull’uomo e sul suo cammino.
Circondati da una natura stupefacente ed intaccata ci si ritrova in silenzio e nella posizione del loto dediti alla meditazione e…
“Più ci si guarda intorno e più il nostro modo di vivere si fa sempre più insensato. Tutti corrono, ma verso dove? Perché? Molti sentono che questo correre non ci si addice e ci fa perdere tanti vecchi piaceri. Non c’è da meravigliarsi che la depressione sia diventato un male tanto comune. È quasi rincuorante. È un segno che dentro la gente resta un desiderio di umanità”
“Un indovino mi disse” è probabilmente come un viaggio a bordo della Transiberiana.
Lungo, pacato, ricco di spunti e piccole avventure, carico di Storia e storie comuni in cui, attraversando meravigliosi e a noi sconosciuti paesaggi, ci si ritrova a tu per tu con noi stessi a porci delle domande a cui forse nemmeno il più bravo degli indovini avrebbe la risposta completa.
Neanche quello che aveva predetto l’incidente aereo…accaduto da copione il 20 marzo 1993 con 15 giornalisti a bordo.
N.
Lungo, pacato, ricco di spunti e piccole avventure, carico di Storia e storie comuni in cui, attraversando meravigliosi e a noi sconosciuti paesaggi, ci si ritrova a tu per tu con noi stessi a porci delle domande a cui forse nemmeno il più bravo degli indovini avrebbe la risposta completa.
Neanche quello che aveva predetto l’incidente aereo…accaduto da copione il 20 marzo 1993 con 15 giornalisti a bordo.
N.