Sono ancora indeciso se scrivere o meno qualcosa su questo libro. Non sono sicuro di riuscire a rendergli giustizia in poche righe ma ci proverò.
Se però cercate un libro che sembra venir fuori da un film del miglior Tornatore o dai colori di C’era una volta in America, il libro è questo.
Se cercate un libro cui le musiche del maestro Morricone potrebbero far da egregia colonna sonora, il libro è questo.
Se cercate un libro dove perdervi ad immaginare le avventure dei vostri nonni emigrati oltreoceano all’inizio del secolo scorso, il libro è proprio questo.
Melania G. Mazzucco ci regala una perla: “Vita” in cui narra di due italiani che, partiti bambini da Napoli, a 9 e 12 anni si ritrovano ad attraversare l’oceano a bordo di un transatlantico. Le pagine scritte sui quartieri malfamati e affollati di emigranti della New York di inizio ‘900 riescono a trascinare il lettore in quel mondo ormai perduto e a fargli quasi percepire gli odori, i sapori e le ristrettezze a cui i protagonisti, come milioni di nostri antenati, furono soggetti. Sì, furono. Perché anche Vita e Diamante sono davvero esistiti e a quasi 10 anni si ritrovarono a dover sbarcare il lunario facendo qualsiasi lavoro e vivendo nelle condizioni più precarie.
Tra i due protagonisti non può non nascere un filo diretto e segreto di sentimenti puri che li porteranno negli anni successivi a rincorrersi e cercarsi a distanza per l’America. Tra stenti, tradimenti, gangster, incidenti, sogni ed infiniti binari, gli occhi color cielo del bambino che l’ha riscaldata col suo corpo sulla scialuppa di salvataggio nella notte in cui le loro acerbe esistenze solcarono l’oceano per crearsi una possibilità di destino, non possono essere dimenticati.
Le vicende coprono un arco di tempo di quasi un secolo e davvero impressionante è la maestria con cui l’autrice riesce ad incastrare vicende passate, recenti ed odierne senza mai far perdere la voglia di divorare pagine e pagine. Anche quando vi verrà detto tutto, verrete forse sconcertati dalla capacità del racconto di rimettere le lancette degli anni indietro e riprendere la narrazione dal punto interrotto.
Unica e pregiatissima è la penna dell’autrice che utilizza contemporaneamente sia registri riflessivi, quasi onirici per le parti più introspettive, sia ritmi incalzanti e una scrittura asciutta, dura nel narrare tragedie come le vicende di guerra.
Se però cercate un libro che sembra venir fuori da un film del miglior Tornatore o dai colori di C’era una volta in America, il libro è questo.
Se cercate un libro cui le musiche del maestro Morricone potrebbero far da egregia colonna sonora, il libro è questo.
Se cercate un libro dove perdervi ad immaginare le avventure dei vostri nonni emigrati oltreoceano all’inizio del secolo scorso, il libro è proprio questo.
Melania G. Mazzucco ci regala una perla: “Vita” in cui narra di due italiani che, partiti bambini da Napoli, a 9 e 12 anni si ritrovano ad attraversare l’oceano a bordo di un transatlantico. Le pagine scritte sui quartieri malfamati e affollati di emigranti della New York di inizio ‘900 riescono a trascinare il lettore in quel mondo ormai perduto e a fargli quasi percepire gli odori, i sapori e le ristrettezze a cui i protagonisti, come milioni di nostri antenati, furono soggetti. Sì, furono. Perché anche Vita e Diamante sono davvero esistiti e a quasi 10 anni si ritrovarono a dover sbarcare il lunario facendo qualsiasi lavoro e vivendo nelle condizioni più precarie.
Tra i due protagonisti non può non nascere un filo diretto e segreto di sentimenti puri che li porteranno negli anni successivi a rincorrersi e cercarsi a distanza per l’America. Tra stenti, tradimenti, gangster, incidenti, sogni ed infiniti binari, gli occhi color cielo del bambino che l’ha riscaldata col suo corpo sulla scialuppa di salvataggio nella notte in cui le loro acerbe esistenze solcarono l’oceano per crearsi una possibilità di destino, non possono essere dimenticati.
Le vicende coprono un arco di tempo di quasi un secolo e davvero impressionante è la maestria con cui l’autrice riesce ad incastrare vicende passate, recenti ed odierne senza mai far perdere la voglia di divorare pagine e pagine. Anche quando vi verrà detto tutto, verrete forse sconcertati dalla capacità del racconto di rimettere le lancette degli anni indietro e riprendere la narrazione dal punto interrotto.
Unica e pregiatissima è la penna dell’autrice che utilizza contemporaneamente sia registri riflessivi, quasi onirici per le parti più introspettive, sia ritmi incalzanti e una scrittura asciutta, dura nel narrare tragedie come le vicende di guerra.
Vincitore del Premio Strega 2003, “Vita” ci ha effettivamente stregato. Ringrazio a questo proposito la mia lei che ha voluto condividerne con me la magia; infilandolo tacitamente nella mia libreria, ha aspettato pazientemente mesi che la copertina m’incuriosisse e fossi rapito dalle prime pagine.
Ammaliati anche dall’egregio lavoro genealogico compiuto dall’autrice sulle sue origini, leggendo “Vita”, si manifesta automatica la voglia di sapere di più sui propri nonni, sui loro amori, sulle loro avventure da giovani, sui loro viaggi e scelte di vita che li hanno portati spesso a cercar fortuna in altri continenti. Se ne avete ancora la fortuna, fate due chiacchiere con loro. Abbiate pazienza e concedetegli del tempo. Ne varrà la pena.
N.
Ammaliati anche dall’egregio lavoro genealogico compiuto dall’autrice sulle sue origini, leggendo “Vita”, si manifesta automatica la voglia di sapere di più sui propri nonni, sui loro amori, sulle loro avventure da giovani, sui loro viaggi e scelte di vita che li hanno portati spesso a cercar fortuna in altri continenti. Se ne avete ancora la fortuna, fate due chiacchiere con loro. Abbiate pazienza e concedetegli del tempo. Ne varrà la pena.
N.