CREARE LE FILE
Quante volte vi sarà capitato di essere in aeroporto magari un po’ in anticipo (perché non si sa mai) e pensare ah vabbè sarò tra i primi, ora mi siedo e magari leggo qualcosa nell’attesa che inizi l’imbarco.
Invece no! Anche un’ora prima, arrivate e già da lontano si intravede un po’ di gente, una piccola folla e subito pensate… mhaa sarà qualche comitiva o magari c’è qualche offerta particolare nella galleria commerciale.
Non è così perché ci sono già loro: gli italiani irriducibili della fila! Già lì (probabilmente non sono mai partiti e aspettavano al gate già dal volo di andata) rigorosamente in fila con i loro bagagli, che ad andar bene aspetteranno così 1h. Senza motivo.
Nasce così la fobia nei nuovi arrivati. Pochi sono quelli come me che per pigrizia/menefreghismo decidono di accasciarsi e aspettare l’ultima chiamata per l’imbarco magari godendosi qualche pagina di un libro o sentendo della musica o anche solo girovagando per l’aeroporto e sbirciare qualche aereo sulla pista.
Molti per loro indole si comporterebbero esattamente come me MA… ma c’è già qualcuno in fila e quindi non è permesso oziare per non perdere il posto faticosamente guadagnato con l’arrivo in anticipo; allora anche loro in fila e si crea un effetto domino! In pochi minuti la gente che continua ad arrivare vede crescere a vista d’occhio una fila smisurata di persone e nasce un istinto irrefrenabile di far parte di quella massa.
Quante volte vi sarà capitato di essere in aeroporto magari un po’ in anticipo (perché non si sa mai) e pensare ah vabbè sarò tra i primi, ora mi siedo e magari leggo qualcosa nell’attesa che inizi l’imbarco.
Invece no! Anche un’ora prima, arrivate e già da lontano si intravede un po’ di gente, una piccola folla e subito pensate… mhaa sarà qualche comitiva o magari c’è qualche offerta particolare nella galleria commerciale.
Non è così perché ci sono già loro: gli italiani irriducibili della fila! Già lì (probabilmente non sono mai partiti e aspettavano al gate già dal volo di andata) rigorosamente in fila con i loro bagagli, che ad andar bene aspetteranno così 1h. Senza motivo.
Nasce così la fobia nei nuovi arrivati. Pochi sono quelli come me che per pigrizia/menefreghismo decidono di accasciarsi e aspettare l’ultima chiamata per l’imbarco magari godendosi qualche pagina di un libro o sentendo della musica o anche solo girovagando per l’aeroporto e sbirciare qualche aereo sulla pista.
Molti per loro indole si comporterebbero esattamente come me MA… ma c’è già qualcuno in fila e quindi non è permesso oziare per non perdere il posto faticosamente guadagnato con l’arrivo in anticipo; allora anche loro in fila e si crea un effetto domino! In pochi minuti la gente che continua ad arrivare vede crescere a vista d’occhio una fila smisurata di persone e nasce un istinto irrefrenabile di far parte di quella massa.
In men che non si dica si genera una coda fittissima di gente e bagagli in modalità tetris che si snoda ad U tanto è lunga.
A questo punto il danno è fatto. Nel caso qualche nuovo passeggero dovesse approcciarsi ora all’imbarco, non avrebbe nessun motivo di mettersi in coda (tanto è l’ultimo!) perché quindi non sedersi e aspettare? NO. Bisogna mettersi in coda, potrebbe sempre arrivare qualcun altro e quindi usurpare il posto di penultimo.
Un atteggiamento davvero folle se si tengono a mente due semplici considerazioni:
1) Ormai anche Ryanair associa i posti automaticamente a tutti i passeggeri. Quindi nel caso aveste paura di non trovare posto sull’aereo e magari farvi tutta la tratta in piedi, il vostro posto è lì bello e prenotato e quindi a nulla servirà far la coda. Tra l’altro perché, se anche riusciste ad arrivare per primi al vostro poso e malauguratamente vi è stato assegnato il posto in corridoio, dovrete alzarvi un paio di volte per far passare i passeggeri con il posto centrale e finestrino.
2) Nella maggior parte dei casi è presente un bus navetta che trasporta i passeggeri dall’aeroporto all’aereo. Il decennale allenamento nel viaggiare in bus per raggiungere scuole, università o lavoro dovrebbe a questo punto avervi insegnato che gli ultimi a salire sono poi i primi a scendere….
L’assurdità è che noi italiani creiamo file e code anche quando non sono necessarie ma al contrario se una fila dovesse esserci “per legge”…. Scatta la fobia n°2:
SALTARE LE FILE
Proprio così, noi italiani siamo i maestri del salto della fila in ogni luogo e con ogni pretesto. Inutile elencare le doppie/triple code in autostrada e ai caselli, in farmacia, alla posta ecc… Ormai scene e liti fatte e strafatte.
Voglio invece raccontarvi quello a cui abbiamo assistito nel nostro ritorno da Parigi.
Probabilmente incattiviti dalla precedente fila auto-generata per l’imbarco (vedi sopra), una volta liberi di salire sull’aereo due passeggeri italiani (neanche troppo giovani d’età) hanno pensato bene di fregare i loro più disciplinati connazionali ed arrivare per primi alla meta.
Incuranti di steward, percorsi e transenne hanno pensato bene di scavalcare il tutto e accodarsi con nonchalance ad una fila attigua un po’ più scorrevole. Ovviamente è psicosi e, senza dare nell’occhio per non attirare troppi concorrenti, piccoli gruppetti abbandonano pian piano la compagnia per fare da sé….
A questo punto il danno è fatto. Nel caso qualche nuovo passeggero dovesse approcciarsi ora all’imbarco, non avrebbe nessun motivo di mettersi in coda (tanto è l’ultimo!) perché quindi non sedersi e aspettare? NO. Bisogna mettersi in coda, potrebbe sempre arrivare qualcun altro e quindi usurpare il posto di penultimo.
Un atteggiamento davvero folle se si tengono a mente due semplici considerazioni:
1) Ormai anche Ryanair associa i posti automaticamente a tutti i passeggeri. Quindi nel caso aveste paura di non trovare posto sull’aereo e magari farvi tutta la tratta in piedi, il vostro posto è lì bello e prenotato e quindi a nulla servirà far la coda. Tra l’altro perché, se anche riusciste ad arrivare per primi al vostro poso e malauguratamente vi è stato assegnato il posto in corridoio, dovrete alzarvi un paio di volte per far passare i passeggeri con il posto centrale e finestrino.
2) Nella maggior parte dei casi è presente un bus navetta che trasporta i passeggeri dall’aeroporto all’aereo. Il decennale allenamento nel viaggiare in bus per raggiungere scuole, università o lavoro dovrebbe a questo punto avervi insegnato che gli ultimi a salire sono poi i primi a scendere….
L’assurdità è che noi italiani creiamo file e code anche quando non sono necessarie ma al contrario se una fila dovesse esserci “per legge”…. Scatta la fobia n°2:
SALTARE LE FILE
Proprio così, noi italiani siamo i maestri del salto della fila in ogni luogo e con ogni pretesto. Inutile elencare le doppie/triple code in autostrada e ai caselli, in farmacia, alla posta ecc… Ormai scene e liti fatte e strafatte.
Voglio invece raccontarvi quello a cui abbiamo assistito nel nostro ritorno da Parigi.
Probabilmente incattiviti dalla precedente fila auto-generata per l’imbarco (vedi sopra), una volta liberi di salire sull’aereo due passeggeri italiani (neanche troppo giovani d’età) hanno pensato bene di fregare i loro più disciplinati connazionali ed arrivare per primi alla meta.
Incuranti di steward, percorsi e transenne hanno pensato bene di scavalcare il tutto e accodarsi con nonchalance ad una fila attigua un po’ più scorrevole. Ovviamente è psicosi e, senza dare nell’occhio per non attirare troppi concorrenti, piccoli gruppetti abbandonano pian piano la compagnia per fare da sé….
In puro stile “mamma ho riperso l’aereo” scopriamo che i nostri furbissimi amici sono andati ad imbucarsi in un altro volo!!!
Per rimanere in clima partenze aeroportuali, vi racconto infine di un’altra classica mania di noi italiani
IL BAGAGLIO A MANO
Se sui biglietti oltre che ora e destinazioni, sono presenti delle precisazioni riguardo peso e dimensioni del bagaglio a mano un motivo ci sarà? Non per noi italiani che, quando viaggiamo all’estero, crediamo di godere di una qualche immunità diplomatica.
Scene viste e riviste ma quella che ci è accaduto, ancora una volta al ritorno da Parigi, è stato davvero esilarante.
Anche essendo abbondantemente in anticipo rispetto alla chiusura del gate, una strana frenesia era percepibile nella zona controllo bagagli. Una lotta tra steward e viaggiatori era in atto.
Il motivo: le valige.
Per rimanere in clima partenze aeroportuali, vi racconto infine di un’altra classica mania di noi italiani
IL BAGAGLIO A MANO
Se sui biglietti oltre che ora e destinazioni, sono presenti delle precisazioni riguardo peso e dimensioni del bagaglio a mano un motivo ci sarà? Non per noi italiani che, quando viaggiamo all’estero, crediamo di godere di una qualche immunità diplomatica.
Scene viste e riviste ma quella che ci è accaduto, ancora una volta al ritorno da Parigi, è stato davvero esilarante.
Anche essendo abbondantemente in anticipo rispetto alla chiusura del gate, una strana frenesia era percepibile nella zona controllo bagagli. Una lotta tra steward e viaggiatori era in atto.
Il motivo: le valige.
Siamo stati così testimoni diretti di scene deliranti, impossibili da dimenticare, tra cui:
- Tragedie familiari dove genitori, ormai al sicuro per aver superato i controlli, vengono disperatamente chiamati dai figli lasciati in balia dei loro plurimi enormi bagagli che ovviamente non vengono accettati come idonei, ai quali viene poi consigliato di indossare tutto il vestiario possibile per aggirare (termine squisitamente italiano) i controlli
- Mariti dai bagagli vigliaccamente stipati di ogni futilità che vengono ancora una volta lasciati indietro dalle mogli, passate indenni con l’elegante borsettina. Non superando il check-in e soprattutto non volendo pagare il SOVRAPREZZO per bagaglio in stiva (del tutto lecito date le condizioni di carico che prevedevano oltre al trolley enormi pacchi regalo Dior, LV etc di almeno 60-70 cm) l’italiano fa mente locale di tutta la sua genialità e minaccia di aspettare e pagare un biglietto per un ulteriore volo e abbandonare i cari al proprio destino
- Gente in preda alla follia totale che, prendendo a pugni il proprio bagaglio per farlo entrare nei tralicci del box metallico di accettazione, urla agli addetti (scettici della riuscita della missione) un: “C’EST BON?!?!” precedentemente condito da insulti in romanesco e relativi calci per estrarre poi il trolley ormai incastrato nel box. Scena che puntualmente si ripete e viene presa a prassi dal resto della ciurma che con aria di sfida continua a ripetere ai francesi (urlando): “C’est bon?”
Spettacolo assoluto! Ma non è finita qui.
La metà di noi, dopo aver sacrificato agli dei del volo metà del loro buon karma, viene poi respinta perché ha effettuato il check-in al terminal sbagliato.
- Tragedie familiari dove genitori, ormai al sicuro per aver superato i controlli, vengono disperatamente chiamati dai figli lasciati in balia dei loro plurimi enormi bagagli che ovviamente non vengono accettati come idonei, ai quali viene poi consigliato di indossare tutto il vestiario possibile per aggirare (termine squisitamente italiano) i controlli
- Mariti dai bagagli vigliaccamente stipati di ogni futilità che vengono ancora una volta lasciati indietro dalle mogli, passate indenni con l’elegante borsettina. Non superando il check-in e soprattutto non volendo pagare il SOVRAPREZZO per bagaglio in stiva (del tutto lecito date le condizioni di carico che prevedevano oltre al trolley enormi pacchi regalo Dior, LV etc di almeno 60-70 cm) l’italiano fa mente locale di tutta la sua genialità e minaccia di aspettare e pagare un biglietto per un ulteriore volo e abbandonare i cari al proprio destino
- Gente in preda alla follia totale che, prendendo a pugni il proprio bagaglio per farlo entrare nei tralicci del box metallico di accettazione, urla agli addetti (scettici della riuscita della missione) un: “C’EST BON?!?!” precedentemente condito da insulti in romanesco e relativi calci per estrarre poi il trolley ormai incastrato nel box. Scena che puntualmente si ripete e viene presa a prassi dal resto della ciurma che con aria di sfida continua a ripetere ai francesi (urlando): “C’est bon?”
Spettacolo assoluto! Ma non è finita qui.
La metà di noi, dopo aver sacrificato agli dei del volo metà del loro buon karma, viene poi respinta perché ha effettuato il check-in al terminal sbagliato.
Inutile placare gli sguardi carichi d’odio nei confronti dei poveri francesi che in tutto quel teatrino non avevano controllato i biglietti e cercavano di discolparsi dicendo: “NOUS NE VOULONS PAS TE FAIRE LA GUERRE“…
il ritorno a casa: una guerra!!
il ritorno a casa: una guerra!!