Due anni dopo aver lasciato Daniel e Fermìn, i protagonisti de “L’ombra del vento”, Carlos Ruiz Zafòn ci riporta nella Spagna degli anni ’50 per raccontarci un altro capitolo della saga legata al Cimitero dei libri dimenticati: "Il prigioniero del cielo".
Barcellona è avvolta in una penombra azzurra e fredda, tipica delle giornate di fine Dicembre. Pochi sono i passanti che si fermano a guardare nella vetrina della libreria dei Sempere e ancor meno sono quelli che si avventurano ad entrare e chiedere del libro sperduto che li aveva aspettati per tutta la vita; tranne uno. Un sinistro personaggio che, fra tutti i libri possibili, ne sceglie uno in particolare: Il Conte di Montecristo che lascerà in libreria con una dedica:
“A Fermìn Romero de Torres, che è tornato
dal mondo dei morti e possiede la chiave del futuro.”
Il libro non poteva che iniziare così. Un mistero che sembra scavare a fondo nelle vite dei personaggi e che di colpo riporta il fido Fermìn in quel passato tanto doloroso vissuto da prigioniero durante il regime franchista. Tra le celle di un funesto castello adibito a prigione, tra pazzi, assassini e moribondi venivano distribuite le carte del suo destino.
Barcellona è avvolta in una penombra azzurra e fredda, tipica delle giornate di fine Dicembre. Pochi sono i passanti che si fermano a guardare nella vetrina della libreria dei Sempere e ancor meno sono quelli che si avventurano ad entrare e chiedere del libro sperduto che li aveva aspettati per tutta la vita; tranne uno. Un sinistro personaggio che, fra tutti i libri possibili, ne sceglie uno in particolare: Il Conte di Montecristo che lascerà in libreria con una dedica:
“A Fermìn Romero de Torres, che è tornato
dal mondo dei morti e possiede la chiave del futuro.”
Il libro non poteva che iniziare così. Un mistero che sembra scavare a fondo nelle vite dei personaggi e che di colpo riporta il fido Fermìn in quel passato tanto doloroso vissuto da prigioniero durante il regime franchista. Tra le celle di un funesto castello adibito a prigione, tra pazzi, assassini e moribondi venivano distribuite le carte del suo destino.
La capacità dei libri di Zafòn di catturare il lettore e scaraventarlo nella narrazione è stupefacente. Già dopo le prime pagine è impossibile smettere; facilmente una lettura serale si trasformerà in notturna. Ben strutturata è l’architettura dietro i manoscritti che sostiene un mosaico di storie articolate che si intrecciano e completano fra i diversi capitoli della saga.
I lettori più nostalgici, per intenderci quelli che preferiscono le pagine (meglio se ingiallite) ad uno schermo, apprezzeranno l’importanza e sacralità che traspare per i libri, quasi dotati di una volontà propria e motori segreti capaci di rianimare le vicende dei protagonisti.
Pronti per un giro a Barcellona? Leggete queste righe e ditemi se non entrereste anche voi…
“Il primo sole del giorno scivolava come rame liquido sui cornicioni della Rambla de Santa Mònica. Era domenica mattina e le strade erano deserte e silenziose. Imboccammo l’angusto vicoletto dell’Arco del Teatro, il fascio di luce timorosa che penetrava dalle Ramblas si spense al nostro passaggio e quando arrivammo al grande portone di legno eravamo immersi in una città di ombre.”
N.
I lettori più nostalgici, per intenderci quelli che preferiscono le pagine (meglio se ingiallite) ad uno schermo, apprezzeranno l’importanza e sacralità che traspare per i libri, quasi dotati di una volontà propria e motori segreti capaci di rianimare le vicende dei protagonisti.
Pronti per un giro a Barcellona? Leggete queste righe e ditemi se non entrereste anche voi…
“Il primo sole del giorno scivolava come rame liquido sui cornicioni della Rambla de Santa Mònica. Era domenica mattina e le strade erano deserte e silenziose. Imboccammo l’angusto vicoletto dell’Arco del Teatro, il fascio di luce timorosa che penetrava dalle Ramblas si spense al nostro passaggio e quando arrivammo al grande portone di legno eravamo immersi in una città di ombre.”
N.